Concerti spirituali a 2, 3 e 5 voci - Opera terza

(Musica vocale sacra)

Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna

Trascrizione a cura di Antonio Frigé
Introduzione di Valentina Trovato

246 pagine

ISMN 979-0-705083-18-7

«Tra i fenomeni del Seicento italiano uno dei notevolissimi è la famiglia Melani di Pistoia» – come ricorda Robert Lamar Weaver nel suo storico articolo del 1977 Materiali per le biografie dei fratelli Melani – proprio per «l’ascesa compiuta nel giro di tre generazioni, dalla condizione di popolani d’una cittadina di provincia ai ranghi della nobiltà toscana potrebbe far pensare a un ben congegnato programma dai sette figli di Domenico Melani, campanaio e lettighiere del vescovo di Pistoia».
Dei fratelli-musicisti Melani, nella seconda metà Seicento erano molto noti nell’ambiente romano Atto – castrato, diplomatico, mecenate, illustre spia al servizio dei francesi (e della famiglia Medici) e principale fautore della fortuna della famiglia Melani – e Jacopo, valente operista attivo tra Venezia, Firenze e Roma.
Proprio seguendo le orme dei fratelli maggiori, dalla città natale, dove aveva svolto l’attività di maestro di cappella, Alessandro giungeva a Roma. Era il 1667 e il loro concittadino e patrono Giulio Rospigliosi, uomo particolarmente sensibile alle Arti e alla Musica, era appena salito al soglio pontificio con il nome di Clemente IX. Ad attendere il giovane Melani a Roma c’era la nomina di maestro di cappella della prestigiosa Chiesa di Santa Maria Maggiore, probabilmente grazie all’intercessione del fratello Atto – il quale si vantava di aver avuto un ruolo non indifferente nell’elezione del papa pistoiese – e per il legame di amicizia che legava la famiglia Melani ai Rospigliosi, confermato dal fatto che Bartolomeo Rospigliosi era stato padrino di Alessandro Melani.
Il ventottenne Alessandro, dopo un dignitoso apprendistato tra Pistoia, Roma, Orvieto e Ferrara, si stabiliva definitivamente nella città eterna per rimanerci fino alla fine dei suoi giorni.