Introduzione di Federico Maria Sardelli Trascrizione di Antonio Frigé
30 pag.
ISBN 978-88-98342-49-5
Vivaldi, è noto, compose musica per pressoché tutti gli strumenti conosciuti al suo tempo, dimostrando sempre perizia e conoscenza delle caratteristiche tecniche di ciascuno di essi. Il repertorio trombettistico del catalogo di Vivaldi non è stato fino ad oggi sufficientemente analizzato e posto in valore; eppure, se elencato per esteso, stupisce per la sua vastità...
... Il concerto con due trombe RV 537 fu un lavoro scritto di getto, come testimonia l’unicum autografo che lo trasmette. E proprio questa sua velocità di stesura crea diversi problemi di interpretazione e trascrizione della fonte. Vivaldi utilizzò dei fogli rigati a 10 pentagrammi, come d’abitudine per i suoi concerti a cinque (ossia per un solista e orchestra d’archi), alternando, per economizzare lo spazio, la scrittura dei due solisti su un unico pentagramma, oppure utilizzando anche quello dei violini non appena si rendeva libero. Ciò ha comportato che almeno in due luoghi – la b. 3 del primo movimento e tutto l’esordio del terzo – Vivaldi stesso si confondesse, aggiungendo correzioni alle trombe affollate sullo stesso rigo. Nel caso della b. 3 del primo movimento Vivaldi corresse la parte della II tromba aggiungendo un Do3 come ultima nota della quartina Do- Re-Mi-Fa ed un Sol3 come sua conclusione, invece del Sol4: in questo modo evitava le ottave nascoste col basso e conformava la II tromba al II violino. All’apertura del terzo movimento invece Vivaldi iniziò a scrivere le prime note della tromba coi gambi all’ingiù, ma si corresse subito aggiungendo i gambi all’insù e destinando quindi l’esordio alla prima tromba anziché alla seconda: Inizialmente aveva pensato di chiudere ciascuna frase del canone con la ripercussione della nota all’ottava sotto, ma anche questo non gli piacque, cosicché le cancellò tutte. Alla b. 7 confuse il verso dei gambi e iniziò a scrivere la prima tromba coi gambi all’ingiù e viceversa. Questo fatto ha imbarazzato Gian Francesco Malipiero che, nella sua celebre edizione Ricordi del 1950 tutt’oggi in commercio, volle normalizzare l’alternanza delle due trombe affinché fosse la prima a terminare la frase, anziché la seconda, come invece è determinato dalla sequenza innescata all’inizio. Questi piccoli equivoci, in un brano scritto di getto, nascevano anche dal fatto che l’intero secondo e terzo movimento di RV 537 non furono inventati ex novo come il primo, bensì copiati e arrangiati a partire da un concerto per archi scritto in precedenza, RV 110...
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