Salmo a Canto solo con un clarino, e quattro voci da cappella coll'organo
Trascrizione a cura di Antonio Frigé Introduzione di Antonio Carlini
17 pag.
ISBN 978-88-98342-62-4
Leopold I (1640-1705), Laudate Dominum. / omnes Gentes. &c. / à / Canto. solo con un / Clarino / et / Quattro uoci / da / Capella. coll'org: (Di S: M: C:) Il più romantico sicuramente fu Ludwig II di Baviera, il re-cigno innamorato follemente di Wagner e della musica di Wagner: ma nel mondo coronato il catalogo dei sovrani catturati nella magica rete affonda radici nella nascita stessa delle monarchie. Sin dagli esordi medievali, infatti, la storia della corte si intreccia con l’imprescindibile presenza della musica, sfruttata intensamente per le valenze rappresentative verso il potere politico. E, di conseguenza, non poteva darsi il caso di un nobile che non frequentasse l’arte musicale nella fase educativa, per poi spendere le acquisite competenze nella pratica diretta (della danza, del canto, del suono nonché della composizione) e soprattutto indiretta della committenza. Mecenati dunque, ma anche musicisti, fiorivano rigogliosi negli alberi genealogici delle famiglie blasonate, dilettanti per rango e per ruolo, non certo per risultati, compatibili sempre, se non con il genio, con l’alta qualità di un solido artigianato. Se poi in Francia, dove un re che non sapesse ballare equivaleva a un “asino incoronato”, il Re Sole elaborava un sopraffino assolutismo danzante, in area germanica il primato degli Hohenzollern con il 'flautista' Friedrich II (1712-1786), veniva anticipato e conteso dagli Asburgo, che potevano vantare nel sacro romano imperatore Leopold I (1640-1705), se non un politico di spessore come sarebbe stato il 'Grande', un compositore di vaglia, un uomo che forse avrebbe preferito dedicarsi all’arte piuttosto che al governo di uno stato. Le energie di Leopold I sembravano comprese nell’ingrandire la cappella musicale della propria corte, assumendo musicisti italiani, nonché nel promuovere l’allestimento, tra il 1658 e il 1705, di oltre 400 numeri di teatro musicale, suddivisi tra melodrammi profani (per il Carnevale, per i genetliaci della famiglia reale e per qualsiasi altra occasione del rituale cortese) e oratori sacri nei periodi quaresimali e in occasione della settimana santa. Un impegno per il quale l’imperatore largheggiava in risorse, giungendo a spendere sino a 100.000 fiorini (a fronte di una media di 20.000) per la messa in scena de “Il pomo d’oro” di Antonio Cesti. Per non dire degli intrattenimenti all’aperto, nei giardini o in occasione delle battute di caccia, sempre accompagnati naturalmente dalla presenza musicale. Un repertorio cui lo stesso Leopold I contribuiva, lasciando in testimonianza un legato considerevole di manoscritti, arie, serenate, sonate e canzonette, dove spiccano soprattutto – forse proprio per la sua profonda adesione al credo cattolico – le pagine sacre: oratori, messe, vespri, litanie e salmi. Tra questi ultimi il Laudate Dominum. / omnes Gentes. &c. / à / Canto. solo con un / Clarino / et / Quattro uoci / da / Capella. coll'org: (Di S: M: C:), ovvero il Salmo n. 116...
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