D'Alay Mauro

XII Concerti a Violino principale, Violino primo e secondo, Alto viola, Violoncello e Organo - Opera I

(Instrumental music)
Biblioteca del Conservatorio B.Marcello - Venezia
A cura di Antonio Frigé
Introduzione di Giorgio Fava

273 Pagine

ISMN 979-0-705083-48-4

Mauro D’Alay, detto il “Maurini o Maurino”, nacque a Parma alla fine del XVII secolo da una famiglia di musicisti noti anche come D’Allaj o dall’Aj, abbreviazioni fonetiche di un comune cognome parmigiano Dall’Aglio. Fu violinista di spicco nel panorama europeo del primo Settecento e dopo un periodo di attività nella sua città natale e in particolare nella cappella musicale della cattedrale e nella chiesa della Steccata, intraprese numerose trasferte che lo portarono a Madrid, Venezia, Londra, Monaco. In Spagna si recò più volte al seguito di Elisabetta Farnese che nel 1714 da Parma si trasferì alla Corte madrilena dopo le nozze con il Re Filippo V di Borbone. Musico da camera dei reali, Mauro divenne assai influente e ricco: prestigiosa fu la sua collezione di dipinti antichi che comprendeva quadri di Tiziano, Bassano, Dürer, Rubens, Velázquez. Ebbe con sé anche uno splendido violino di Antonio Stradivari che suonò per tutta la sua vita, il “S. Lorenzo” del 1718, strumento noto per l’enigmatico motto latino “GLORIA ET DIVITIAE IN DOMO EIUS” riportato dal liutaio cremonese sulle fasce dello strumento. Tutte queste fortune, assieme a parecchi immobili e denaro, finirono per sua espressa volontà testamentaria alla Basilica della Steccata ovvero all’Ordine Costantiniano di S. Giorgio, di cui era stato fatto Cavaliere prima della morte sopraggiunta a Parma l’11 febbraio del 1757.
Il legame con un’altra celebre donna dell’epoca, la cantante Faustina Bordoni, incontrata a Parma nel 1724, lo condusse prima a Venezia nel carnevale dello stesso anno e poi a Londra nel 1727, anno in cui furono pubblicati ad Amsterdam da Le Cene questi suoi 12 Concerti per violino.
Al soggiorno veneziano sono riconducibili due altri suoi concerti manoscritti, trascritti nella famosa raccolta di Annamaria, putta dell’Ospedale della Pietà e violinista prediletta di Antonio Vivaldi. Un incontro tra D’Alay e Vivaldi fu molto probabile, ma se nulla ci è rimasto di quell’avvincente evento, una testimonianza certa della reciproca stima ci giunge dal linguaggio musicale pieno di vocaboli comuni. Suonando questi concerti dell’Opera I nei ritornelli e soli echeggiano spesso invenzioni e stilemi vivaldiani. Curiosi sono alcuni lunghi soli privi di accompagnamento che ricordano i concerti di un altro violinista veneziano, Giorgio Gentili.
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