Bassani Giovanni Battista

Sinfonie a due, e tre strumenti col basso continuo per l'organo - Opera quinta

(Musica strumentale)
Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna
Trascrizione a cura di Antonio Frigé
Introduzione di Carlo Centemeri

139 pagine

ISMN 979-0-705083-51-4

Bassani – Sinfonie op. V
Insieme a Torelli e a Corelli, Bassani fu indubbiamente uno dei compositori maggiormente rappresentativi dello stile strumentale bolognese di fine seicento. La produzione strumentale di Bassani consiste di sole ventisei sonate, di cui ventiquattro divise in due raccolte (op. 1 e op. 5) e due incluse in due antologie, oltre a una toccata per organo: francamente un po’ pochino, se considerate accanto ai ben trenta volumi dedicati alla musica vocale (Messe, mottetti, cantate, salmi, etc) a cui bisogna aggiungere le opere, gli oratori e la molta musica liturgica a tutt’oggi inedita. Questa discrepanza, tuttavia, non deve farci sottostimare l’importanza del Bassani strumentale, dal momento che le sinfonie op. V furono, all’epoca, una vera hit. Questo è evidente dal fatto che l’opera fu ristampata ben quattro volte (Bologna, 1683 e 1688; Anversa, 1691; Amsterdam 1708) e che nelle biblioteche di tutto il mondo si trovano svariate copie manoscritte sia di sonate singole che dell’intera raccolta.
Le “Sinfonie a due e tre istromenti op. 5” hanno un’esplicita ambiguità già insita nel nome, perchè mentre il frontespizio riporta, appunto, il termine “Sinfonia”, l’indice (e le composizioni stesse) indicano invece il termine “Sonata”, indicando pertanto l’esisteza di una terminologia che non aveva ancora un significato ben preciso. D’altra parte, leggendo tra le righe, si può dedurre che queste opere fossero state scritte per il servizio liturgico, a causa della loro intrinseca coerenza con i topoi della musica strumentale sacra (ad esempio, le Messe contenute nei Fiori Musicali di Frescobaldi): la canzona all’epistola, il ricercare (spesso cromatico, dopo il Credo), la solenne toccata avanti la Messa, la toccata di durezze et ligature (per l’Elevazione) e alcuni movimenti con carattere di danza adatti per la Comunione o per la fine della liturgia. La definizione “A due e tre istromenti” si riferisce alla pratica comune nelle sonate del periodo di contenere una parte per violoncello che fosse indipendente (obbligato) o che si limitasse ad ornare il basso, e quindi potesse essere omessa se necessario (a beneplacito).
Non abbiamo notizie sulla genesi di questa raccolta di sonate, ma è evidente che il risultato finale sia estremamente curato e rappresenti una sintesi perfetta del Bassani compositore, violinista e organista: non è probabilmente una coincidenza che l’opera quinta sia stata data alle stampe per la prima volta nel 1683, anno in cui Bassani viene eletto Principe dell’accademia dei Filarmonici di Bologna.
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