Le dodici cantate per voce e basso continuo vennero stampate a Venezia da Giuseppe Sala nel 1695, e costituiscono l’unica superstite produzione di musica vocale del Marino. Verrebbe da chiedersi come mai il Marino decise di pubblicare una sola raccolta di cantate, e di continuare a dedicarsi alla musica strumentale. Potremmo supporre quindi uno scarso interesse sempre meno vivo verso questo genere, controbilanciato da un sempre crescente interesse verso la musica strumentale da camera. Le cantate del Marino sono tutte costituite da un'alternanza di recitativi secchi e di arie (in grande maggioranza col ‘da capo’). I testi poetici, non attribuiti o forse scritti dallo stesso compositore, trattano spesso l’amore sotto svariate angolature (Amante innamorato, Amante disperato, Amante timido); mettono in risalto anche la vanità femminile (Bella donna allo specchio), o narrano le vicende di personaggi del mondo letterario (Tancredi piangente sopra il sepolcro di Clorinda). La struttura di queste composizioni rispecchia appieno la fluidità delle strutture musicali della fine del Seicento, piuttosto che la tendenza del secolo successivo a privilegiare strutture più semplici e ripetitive.
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