Mancia Luigi

La Medea - Cantata per Contralto e Basso continuo

(Musica vocale profana)
Sächsische Landesbibliothek, Staats- und Universitätsbibliothek - Dresden Signatur: Mus. 1-J-2,2
Trascrizione a cura di Tim Severloh
Introduzione di Michael Dollendorf

ISMN 979-0-705102-51-2

17 pagine

Nato nel 1665, molto probabilmente a Brescia, Luigi Mancia varcò per la prima volta le Alpi nel 1687, accompagnando un altro cantante, Ferdiando Chiaravalle alla corte dell’Elettore ad Hannover. Qui scrisse la sua prima opera, Paride in Ida, a soli 22 anni. I gusti musicali a corte stavano cambiando in questo periodo, dal momento che tutti i principi minori cercavano di seguire l’esempio di Luigi XIV e di avere la loro piccola Versailles. Nel 1689 Agostino Steffani divenne compositore di corte e il passaggio a un’istituzione musicale italiana fu definitivo. Qui Mancia incontrò anche la figlia dell’Elettore, Sophie Charlotte, fine clavicembalista e chitarrista, che avrebbe sposato l’Elettore di Brandeburgo pochi anni dopo. Si sarebbe incoronato re in Prussia nel 1701 e lei sarebbe stata la sua regina. Nel 1695 troviamo Mancia di nuovo in Italia, dove andarono in scena le sue prime opere scritte per Roma. Nel 1697 fu di nuovo ad Hannover e a Berlino. Sophie Charlotte aveva portato alla sua corte un certo numero di musicisti italiani. Un anno dopo lo troviamo a Napoli e nel 1701 a Düsseldorf. Questo è molto importante, dal momento che scrisse una cantata per Carlo III d’Austria di Asburgo, pretendente al trono di Spagna. Quando il re di Spagna, Carlo II, morì il 1 novembre 1700, Luigi XIV di Francia decise di ignorare i precedenti accordi sulla successione spagnola e fu dichiarata guerra tra le potenze europee. Questa guerra si trascinò fino al 1714, anche se ci fu una devastante sconfitta dei francesi da parte del comandante inglese John Churchill, duca di Marlborough, che aveva vinto la battaglia di Blenheim nel 1704. La moglie di John Churchill, Sarah, era una dama alla corte della regina Anna , e fu lei a raccomandare Mancia alla Regina dopo che l’ambasciatore inglese a Venezia, Charles Mantagu, duca di Manchester, le scrisse in favore di Mancia.
Da questa lettera sappiamo che Luigi Mancia non era solo cantante e compositore, ma suonava alla perfezione anche oboe, fagotto, chitarra e clavicembalo e che parlava tedesco e francese. Nel 1707 arrivò con l’ambasciatore veneziano a Londra ma tornò presto in Italia. Lì compose una cantata in onore della moglie di Carlo III, molto probabilmente perché cercava un posto a corte. Nel 1708 stava cercando lavoro in Inghilterra con la regina Anna. Non ci sono altre notizie dopo questa data. Mancia sceglie i soggetti per le sue opere drammatiche dai temi pastorali, dalla mitologia o dalla storia. È un narratore diretto. Mettendo il dramma al centro della scena, evita molte ripetizioni e forme da capo. La sua Medea è un’esplosione di emozioni. La principessa decaduta, la moglie scacciata, viene divorata dall’interno e non pensa ad altro che alla vendetta. Il pezzo è virtuosistico, nel senso che il testo, la musica e le emozioni devono essere consegnati con molto vigore e velocità. L’estensione vocale di appena un’ottava non è una sfida, recitare la parte lo è. L’interprete deve essere un’attrice tanto quanto una cantante. La cantata, forse meglio indicata come scena drammatica, era un popolare intrattenimento su piccola scala per quelle notti in cui non veniva rappresentata l’opera. Si conoscono ben oltre 35 cantate e 15 opere di Mancia. Medea è un ottimo esempio.
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Partitura
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