Sächsische Landesbibliothek - Staats - und Universitätsbibliothek Dresden
Concerto à 4: violino solo, 2 violini, viola e basso continuo
Trascrizione a cura di Antonio Frigé Introduzione di Michael Talbot
22 pag.
ISBN 978-88-98342-97-6
Martino Bitti nacque a Genova nel 1665 o nel 1666. Entrò a far parte dei musicisti al servizio della corte medicea di Cosimo III nel 1685, guadagnandosi in breve tempo i gradi di primo violino e direttore dell’orchestra, nonché favorito di un raffinato amatore del calibro del gran principe Ferdinando de’ Medici. A differenza del suo contemporaneo fiorentino Francesco Maria Veracini, Bitti, che viene solitamente menzionato con il solo nome di battesimo (o con dei suoi diminutivi), fu un musicista prevalentemente stanziale. A Firenze fu un insegnante di violino particolarmente apprezzato, ma soprattutto il più rinomato musicista residente in città. Si ritirò in pensione nel 1726 e morì nel 1743...
Il solo concerto ascrivibile a Bitti è straordinariamente moderno, soprattutto in considerazione del fatto che fu scritto da un compositore persino più anziano di Torelli. Si tratta di un’opera che si discosta dai modelli romani dell’epoca per collocarsi saldamente nell’alveo della tradizione Bolognese (o, in senso lato, del nord-est della penisola), quantunque lo stile contrappuntistico lussureggiante, che comprende anche una parte di viola particolarmente audace, sia autenticamente romano. Il manoscritto dresdense che lo trasmette è una partitura redatta su quattro carte. Queste ultime, nel consueto formato oblungo, hanno dieci righi pretracciati su ciascuna facciata e misurano, approssimativamente, 22 x 28 cm. La grafia è differente da quelle con cui furono copiate le quattro sonate di Bitti conservate alla SLUB. Visto che questa mano coincide con quella con cui furono scritte le dodici sonate di Bitti trasmesse da un manoscritto chiaramente autografo posseduto dalla Fitzwilliam Research Library a Cambridge, è indubbio che anche il manoscritto del concerto è autografo. Sulla c.1r trova posto l’intitolazione, «Concerto à 4», senza alcuna indicazione di paternità. In questo caso la dicitura «à 4» si riferisce alla strumentazione utilizzata, che non prevede alcuna differenziazione fra la parte del violino primo principale (vale a dire il solista) e quella del violino primo, anche se molti altri compositori dell’epoca preferivano indicare questo tipo di strumentazione come un organico «a 5». Per ovviare alla mancanza del nome del compositore sono state aggiunte, con una diversa grafia, le lettere «MB» sul margine superiore destro della carta iniziale. Tale integrazione potrebbe essere di mano di Pisendel, sebbene due sole lettere maiuscole non bastino ad affermarlo con assoluta certezza.
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